Artigiano geniale e grande lavoratore, con i fratelli Francesco e Antonio ha portato il marchio di Asolo nel mondo.
Per tutti era «Gigetto» della Scarpa. Semplice, affabile eppure geniale nelle sue intuizioni: portano il suo contributo molti dei brevetti che hanno cambiato il settore delle calzature da montagna. Un grande lavoratore: non passava giorno senza che fosse il primo ad alzarsi al mattino e l’ultimo a coricarsi la sera, dopo aver spento le luci e controllato le porte. Sempre fasciato dentro al suo camice da lavoro blu. Ogni mattina, dopo il primo giro in fabbrica, imbracciava la scopa di saggina e spazzava la piazza pubblica davanti l’azienda.
Luigi Parisotto aveva 86 anni e, insieme ai fratelli Francesco e Antonio, aveva comprato la Scarpa nel maggio 1956 facendola diventare una delle aziende leader del distretto della calzatura da montagna. Prodotti tecnici, indistruttibili, tecnicamente perfetti. Dietro a quelle pedule c’era lui: Luigi Parisotto, scomparso martedì mattina all’ospedale di Castelfranco dopo un breve ricovero.
Nato a Coste di Maser, aveva iniziato a lavorare giovanissimo come operaio da Piovesan ad Altivole. Ma la sua abilità lo aveva portato presto a sviluppare un’attività in proprio: in famiglia ricordano ancora quando andava a vendere le sue prime scarpe in Primiero. A ventisei anni e insieme a due fratelli, acquista un’azienda storica del distretto della calzatura invernale, la Scarpa, la cui storia si intreccia con la città di Asolo. Fondata nel 1938 dal prevosto di Asolo, Angelo Brugnoli, dal nobile inglese Lord Iveagh e dall’ingegner Cantoni per dare una risposta occupazionale alla gente di Casella, la Scarpa (acronimo di Società Calzaturifici Asolani Riuniti Pedemontana Anonima) diventò l’azienda di riferimento di tutto il distretto. La più nobile, la migliore dal punto di vista tecnico: ricercata dagli alpinisti ed appassionati di tutto il mondo per la qualità dei materiali, per la resistenza, per il disegno.
Luigi Parisotto – e con lui il suo braccio destro Tommaso Marcon – ha inventato lo snodo posteriore per gli scarponi da sci, la suola monoblocco Saint Moritz, gli scarponi da sci alpinismo in pelle, il modello Rally insieme al modellista Pietro Aimonetto. Realizzò gli scarponi per la spedizione italiana in Antartide – Basa Terranova, alla fine degli Anni Ottanta. Intuizioni che hanno aperto la strada a tutti e consentito all’azienda di crescere gradualmente fino alle dimensioni industriali attuali: 80 milioni di euro di ricavi, oltre mille dipendenti diretti tra Italia, Romania, Serbia, Cina, Stati Uniti.
«Un grande lavoratore, un grande imprenditore» lo ricordano i figli Piero e Davide, iniziati alla passione della calzatura dalle molte domeniche trascorse a preparare la pece usata per l’alimentazione delle macchine. «Nostro padre non amava i riflettori, ma aveva una passione unica per la fabbrica: un uomo prodotto in tutti i sensi. Uomo schietto, sincero, onesto e leale. Un innovatore, un visionario che ha saputo realizzare i propri sogni». Numerosissimi i messaggi di cordoglio: dal sindaco di Asolo ai colleghi industriali, dai dipendenti tutti alla gente del paese. Lascia la moglie Teresina, i figli Piero e Davide, i nipoti Domenico, Marco, Daniele, Edoardo e Giulio.